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al testo di Adielle
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Sta calmo, calmo stai calmo. Il pensiero in controluce assume la forma della sua cupida tregua la sostanza di una lingua formosa si dilegua sul palato amen, polisolfato secreto da un cedro curato ad occhio nudo prima che il vento lo caricasse di languide carezze da slabbrare la corteccia e fare pace col benessere. Dove s'è corrotto il rintocco languido del frutto a nuova stagnazione del raccolto? Qui il cielo è verde e nero eppure ancora risuono per un tempo fragile respiro genesi poi muoio anch'io entrando in te che mi fai dolce linfa? il tuo profumo è un prato dove declino e cado non mi fai bene tra sussurri e vene lieve scintilla brucia consuma appena fino alla fine ogni mio primitivo gesto di resa. Parlami, corpo vivente in preda a portenti, toglimi dallo stadio di nume. Compare una soglia oltre il sereno che abbia qualcosa di terreno sulla bocca è un retaggio di solchi antichi del tempo che fu. Che mi offrirai quando tornerò con la preda in mano? Altri scalpi per i battesimi del fiume. A tratti percepire che senza di te sarebbe naturale morire sei così bella. Non è per me soccorrere il diluvio fino alla sconfitta. Canto per non piangere e bevo il succo dell'assenza dai tuoi seni che non si prodigano più.
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